Notizie Radicali
  il giornale telematico di Radicali Italiani
  lunedì 29 agosto 2005
 Direttore: Gualtiero Vecellio
Pensioni e welfare: dalle risposte di Berlusconi a Draghi la difesa ormai insostenibile e smentita dai fatti di un welfare partitocratico, iniquio, di povertà

di Marco Pannella e Michele De Lucia

Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, intervenendo a Bari ha risposto al governatore Mario Draghi sostenendo (come già ieri il ministro Maurizio Sacconi) che il tema della riforma delle pensioni “non è attualmente all’ordine del giorno”, e che la materia andrà affrontata “senza toccare alcun diritto acquisito dai nostri pensionati… Occuparcene ora, nel pieno dell’emergenza economica, darebbe al nostro intervento caratteristiche appunto di emergenza”.

 

È chiaro che - a parte l’evocazione, di puro stampo cofferatiano, dei “diritti acquisiti” – quella di Berlusconi è la difesa ormai insostenibile, smentita dai fatti e dalle opinioni degli italiani, d’accordo al 59 per cento sulla nostra riforma delle pensioni, di un welfare partitocratico, iniquo, di povertà. Gli interventi del governo hanno infatti seguito la logica e la tecnica dell’emergenza, con interventi tutti disposti “in deroga” rispetto agli sgangherati strumenti del welfare partitocratico, a cominciare dalla Cassa integrazione. E anche quando, nel 2004, il governo Berlusconi di allora ebbe la possibilità di intervenire sulle pensioni senza la pressione di nessuna “crisi” o “emergenza”, la legge Maroni rinviò l’entrata in vigore della riforma al… 1° gennaio 2008, scaricandone l’intero costo politico sulla legislatura successiva.

 

Berlusconi può permettersi di dire quello che dice solo grazie alla completa, totale censura delle proposte politiche e parlamentari radicali sulle pensioni e sul welfare: equiparare e innalzare gradualmente, entro il 2018, l’età pensionabile per tutti, uomini e donne, a 65 anni, in modo da liberare a regime risorse fino a 7 miliardi di euro all’anno; sostituire, grazie a quelle risorse, il welfare partitocratico, particolaristico, con un welfare democratico, universalistico, “welfare to work”, per difendere tutti i lavoratori che ne abbiano bisogno, e non posti di lavoro il più delle volte esistenti solo sulla carta.

 

A noi radicali viene vietato – da decenni! – di dibattere di queste proposte con il Presidente del Consiglio, ci è vietato fare queste domande. Al Paese è vietato conoscerle. E ai “demoberluschini” di centrosinistra, che le hanno sempre avversate (per avanzarne di proprie e regolarmente prive di copertura finanziaria), più che i lavoratori, i poveri, i bisognosi – che evocano demagogicamente e inutilmente, come da sempre – pare interessare… Noemi.